Basket, il giovane Matteo Bettanti è carico a molla per la “sua” Vigevano. Già, perché il giovane cestista classe 2004, fresco dell’esperienza statunitense alla Montverde Academy, si dice pronto per la nuova esperienza in Serie A2. Ed egli, in quanto vigevanese autoctono, si dice entusiasta dell’opportunità offerta dalla società gialloblu.
In esclusiva, Bettanti ha parlato a Il Punto Pavese, dove ci ha raccontato della sua formazione, dell’esperienza a stelle e strisce, dell’emozione della Promozione dei gialloblu in A2. Promozione che ora, assieme ai vari Rossi, Peroni, D’Alessandro, Strautmanis, Bertetti ecc dovrà difendere fino all’ultimo canestro.
ESCLUSIVA – Bettanti: “Cara Vigevano, giocare per te è un onore”
LEGGI ANCHE Basket, Elachem sponsor asso pigliatutto: ecco perché
Matteo Bettanti, giovane promessa del basket a Vigevano, si racconta in esclusiva al nostro giornale alla vigilia del campionato di A2.
La promessa del basket vigevanese Matteo Bettanti ha parlato con il nostro giornale a 360°. Nell’intervista ecco un racconto di un cestista che ha determinazione, coraggio e voglia di portare in alto la città in cui è nato.
Matteo, quando Vigevano è salita in A2 nelle Final Four a Ferrara, che cosa hai provato come vigevanese?
Ero molto felice. Non sono andato a Ferrara ma è come se fossi là. La partita decisiva contro Rieti l’ho vista a Selva Alta con gli amici e negli ultimi minuti eravamo in trenta davanti al computer e al fischio finale siamo saltati dalla gioia e ci siamo abbracciati tutti. E poi ovviamente siamo andati in Piazza a festeggiare con la squadra…
Ora quella squadra ti ha chiamato nel proprio roster in vista della prossima Serie A2. Non ti dà pressione, soprattutto essendo nato e cresciuto qua?
Pressione no, ma mi rende felice e orgoglioso. Felice, perché Vigevano è la città dove sono nato ed ho imparato a giocare a Basket, una passione trasmessa da papà (ex cestista pure lui, ndr). Orgoglioso, perché dopo anni si rivede un vigevanese a giocare ad alti livelli…
E certo, sai che l’ultima volta erano gli anni ’70 con la Mecap quando nel roster c’erano Mussini, Bruggi e Buzzin?
Me lo hanno detto, perciò è una responsabilità maggiore che cercherò di portare avanti, anche dopo l’esperienza in America che mi ha fatto crescere tantissimo.
A proposito, ci racconti come ti hanno trovato i dirigenti della Montverde Basketball Academy?
Dunque, io da sempre mi alleno con Travis Watson (ex NBA ed Eurolega, ndr), che ha un’academy per perfezionare i giovani cestisti. Spesso trovo diversi giocatori nel giro della Nazionale come Diouf, Visconti che proprio ora si preparano ad andare al Mondiale. Watson sapeva del mio desiderio ad andare a giocare in America ed ha fatto il mio nome alla Montverde. Mi hanno preso e lì ho anche studiato un anno nella high school locale.
Prima di partire per l’America, dove giocavi tu?
Io mi sono formato al Junior Basket Vigevano fino all’Under-14, poi sono andato al Basket Battaglia Mortara fino all’Under-16. Dopo il debutto in prima squadra, c’è stato purtroppo il Covid che ha fermato tutto e sono andato ad Abbiategrasso (società satellite di Mortara) a continuare. Da lì mi hanno pescato e poi sono andato in America.
Dopo un anno di esperienza, ti trovi meglio con il gioco americano o europeo?
Non ho una preferenza particolare. Ovvio, i due sistemi sono molto diversi ma mi trovo bene con entrambi. Là ho imparato molto l’atletismo, in particolare il salto per i rimbalzi e la corsa. Mi hanno poi inserito gradualmente; prima sono stato qualche partita in panchina, poi sono entrato qualche minuto e poi sono diventato titolare fisso. E’ stata un’esperienza molto importante per me, che mai dimenticherò.
Alcuni sostengono che in Italia, in particolare nelle giovanili, non insegnano più i fondamentali. Tu sei d’accordo, Matteo?
Sinceramente non saprei dire, poiché ho fatto ancora così poche esperienze (ride, ndr). In Serie C, dove giocavo prima d andare negli USA, posso affermare che ho sempre trovato allenatori che li insegnano. Anche perché in squadra avevo gente un po’ più vecchia per cui non si scappava.
Immagino hai già parlato con il nuovo coach di Vigevano. Che impatto è stato con lui?
Pansa è un allenatore con il quale ho avuto una lunga e proficua chiacchierata. In realtà, la società aveva iniziato a tessere la tela intorno ad inizio maggio, a prescindere o meno da come poi sarebbe andato il finale di stagione. Il Coach ha voluto sapere tutto di me e in particolare della mia esperienza americana. Era molto incuriosito da questo mio anno all’estero.
Lui lavora molto bene con i giovani e dà loro molta fiducia; pane per i tuoi denti, no?
Infatti. Due cose mi hanno convinto del progetto di Pansa: uno, che questo anno non andrà comunque sprecato anche nella peggiore delle ipotesi (per esempio, che non veda mai il campo). Secondo, che lui non guarda ala carta d’identità, gli interessa solo la bravura e la tecnica. E sono convinto di poter giocarmi le mie carte e di fare del mio meglio per Vigevano.
Tu però sei ancora Under…
Sì, anche se è il mio ultimo anno da Under. E poi, molto probabilmente sarò di fatto il decimo del roster come sostituto temporaneo di Simone Rossi che si è infortunato al ginocchio.
Chi hai curiosità di conoscere dei nuovi compagni al prossimo raduno del 16 agosto?
Tutti, dato che si tratta di una nuova esperienza. Dei due americani mi sono già scritto con Ike Smith in queste settimane.
Hai citato prima due ragazzi della Nazionale, che tra due settimane debutta al Mondiale. Come vedi la preparazione del gruppo?
Mi piacciono molto, poi il gioco che sta proponendo Coach Pozzecco è molto dinamico e veloce. I giovani che stanno trovando spazio spero possano fare grandi cose. Io ci credo molto. Forse non siamo tra le favorite per vincerlo, ma siamo una mina vagante e possiamo giocarcela con tutti.