Altri due arresti nell’indagine della Procura di Pavia per l‘omicidio di Mohamed Ibrahim Mansour, il 44enne di origine egiziana ucciso l’11 gennaio in un capannone di Cassolnovo e il cui cadavere è stato trovato carbonizzato a bordo della sua auto (un’Audi A3) data alle fiamme la sera del 14 gennaio nelle campagne della frazione Morsella nei pressi di Vigevano.
Questa mattina infatti i carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Pavia, comandati dal Capitano Marco Quacquarelli e coordinati dal sostituto procuratore Andrea Zanoncelli hanno eseguito due nuove ordinanze di custodia cautelare nei confronti dei genitori dei fratelli Massimo e Claudio Rondinelli, 34 e 39 anni, finiti in carcere la scorsa settimana insieme a Luigi D’Alessandro, 37 anni, compagno di una loro sorella.
LEGGI ANCHE: Ris: nuovo sopralluogo dove è stato ucciso Mohamed Ibrahim Mansour
Antonio Rondinelli, il padre, è stato arrestato e condotto in carcere per concorso in omicidio, in quanto per gli inquirenti avrebbe partecipato insieme ai figli all’esecuzione materiale dell’omicidio. Per la madre Carmela Calabrese, accusata anch’essa di concorso in omicidio, sono stati disposti gli arresti domiciliari: la donna, secondo quanto è emerso dalle indagini, tra le 19 e le 20.15 della sera dell’11 gennaio “avrebbe diramato una vera e propria serie di convocazioni – sottolinea la Procura di Pavia – riunendo tutti i familiari e dando così avvio alla serie di gravi fatti” che hanno condotto all’uccisione del cittadino egiziano.
Con la prima ordinanza cautelare del 21 febbraio scorso, il Giudice per le indagini preliminari aveva già accertato la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza a carico dei fratelli Massimo e Caludio Rondinelli e del compagno di una loro sorella, Luigi D’Alessandro. I primi due secondo la ricostruzione dei fatti confermata dal primo provvedimento cautelare, avrebbero materialmente eseguito l’omicidio, esplodendo contro Mohamed Ibrahim Mansour vari colpi di fucile da caccia calibro 12 e colpi di pistola calibro 9. Il compagno della sorella avrebbe offerto supporto logistico a quello che, sempre allo stato degli atti, sembra essere stato un vero e proprio agguato consumato nella notte tra l’11 e il 12 gennaio 2023 e concluso la notte del 14 nelle campagne di Morsella
Le conclusioni giudiziarie alle quali sarebbe giunta la Procura sono il frutto di una complessa rete di indagini che è partita dall’analisi dei dati di traffico telefonico delle utenze in uso alle persone coinvolte, e che poi è proseguita con l’impiego dei cani molecolari del Nucleo Cinofili che hanno consentito di rintracciare tracce importanti per l’indagine stessa. A ciò si aggiunga l’impiego di intercettazioni telefoniche che hanno consentito di cogliere e cristallizzare scambi inequivocabili tra le persone a vario titolo coinvolte nella vicenda.
Dopo la prima ordinanza cautelare, “l’attività investigativa dei Carabinieri si è ulteriormente intensificata – prosegue la nota della Procura – giungendo ad acquisire nuovi elementi probatori di portata cruciale al fine di presentare al Gip l’avvenuto accertamento di ulteriori circostanze fattuali in precedenza rimaste ancora dubbie”.
Confermato dunque il movente del delitto della Morsella scaturito da un contesto familiare i cui contorni sono ancora tutti da definire. Mansour aveva avuto una relazione con una delle sorelle dei Rondinelli, dalla quale è nata una figlia. Il 44enne avrebbe voluto diventare proprietario di parte delle terre della famiglia Rondinelli in modo da ottenere le garanzie economiche sufficienti per ottenere l’affidamento della figlia e per questo era divenuto una presenza fisica fastidiosa per la famiglia Rondinelli.