Svolta nelle indagini sulla morte di Gigi Bici, così era conosciuto Luigi Criscuolo a Pavia. Alla donna, già in carcere, è stato notificata l’ordinanza di custodia cautelare per omicidio
Svolta decisiva nelle indagini per l’uccisione di Luigi Criscuolo, 60 anni, conosciuto da tutti a Pavia come Gigi Bici. Barbara Pasetti, 40 anni, la fisioterapista della frazione Calignano di Cura Carpignano, da oggi è formalmente indagata anche per l’omicidio aggravato dell’uomo. A renderlo noto, è stato un comunicato della Procura di Pavia firmato dal procuratore Fabio Napoleone.
La donna, già rinchiusa nella sezione femminile del carcere dei Piccolini di Vigevano dallo scorso 20 gennaio per l’ipotesi di reato di tentata estorsione (avrebbe inviato ai familiari dell’uomo lettere nelle quali chiedeva fino a 390mila euro in cambio della liberazione del loro congiunto), si è vista notificare la nuova ordinanza di custodia cautelare dagli agenti della squadra mobile di Pavia con l’accusa più grave di omicidio.
Criscuolo era scomparso di casa la mattina dello scorso lunedì 8 novembre: nello stesso giorno, secondo gli inquirenti, Barbara Pasetti l’avrebbe ucciso con la pistola calibro 7,65 che lei stessa gli aveva consegnato. Con quell’arma, infatti, Gigi Bici avrebbe dovuto aggredire Gian Andrea Toffano, ex marito della donna.
Secondo quanto ad oggi emerge dagli esiti delle molteplici indagini, l’idea di aggredire il proprio ex marito sarebbe maturata in Barbara Pasetti sin dal mese di aprile 2021, in un primo momento cercando di raggiungere tale obiettivo da sola. Non essendo riuscita nell’intento, già dal mese di giugno 2021 la donna avrebbe preso contatti con Luigi Criscuolo, da lei ripetutamente incontrato, per organizzare l’aggressione, dietro compenso, ai danni dell’ex coniuge.
L‘8 novembre però Criscuolo avrebbe cambiato idea. Non voleva più prender parte al piano. Così si sarebbe presentato nella villa di Calignano per restituire l’arma. Si sarebbe fatto aprire il cancello del cortile in cui è entrato con la sua vettura, sulla quale sarebbe rimasto senza scendere ad aspettare la Pasetti. Sempre a bordo dell’auto avrebbe abbassato il finestrino lato guida essendo deciso a comunicare unicamente la sua scelta e restituire l’arma in precedenza ricevuta.
A quel punto, secondo la Procura, Barbara Pasetti infastidita dall’improvviso dietro front dell’uomo o dal secondo fallimento del suo progetto offensivo nel confronti dell’ex marito, oppure ancora per la mancata restituzione del denaro già versato a Luigi Criscuolo a titolo di anticipo, avrebbe impugnato l’arma e, indossando dei guanti, avrebbe fatto fuoco a bruciapelo sparando alla tempia sinistra di Gigi Bici, uccidendolo. Il proiettile dopo aver trapassato il cranio della vittima, avrebbe infranto l’altro vetro anteriore, quello lato passeggero, i cui vetri sono stati rinvenuti in una grata collocata sopra un canale di scolo presente nel cortile della proprietà immobiliare della donna.
A quel punto, sempre secondo l’accusa, la fisioterapista avrebbe spostato il corpo di Criscuolo fino al retro dell’abitazione servendosi di un carrello di metallo, lo ha coperto di sterpaglie provenienti senza alcun dubbio dalla vegetazione interna della villa, collocandolo nel posto dove è stato poi trovato il pomeriggio di lunedì 20 dicembre.
Successivamente avrebbe lavato sia il carrello di metallo utilizzato per lo spostamento del corpo della vittima, sia la parte di pavimentazione su cui era scolato copioso il sangue di Gigi Bici e avrebbe spazzato all’interno del canale scolmatore i frammenti di vetro del finestrino. Infine avrebbe occultato l’arma del delitto all’interno di un vano posto sulla scala interna che conduce al primo piano dell’abitazione.
Restava solo da sistemare l’auto. È a quel punto che la Pasetti, terminata la pulizia del cortile, sarebbe salita a bordo della vettura con la quale Criscuolo era giunto da lei, portandola sempre indossando i guanti nel punto dove poi è stata rinvenuta. Ma nel compiere quest’ultima operazione la fisioterapista di Calignano avrebbe lasciato le proprie inequivocabili tracce biologiche all’interno della vettura.
Gigi BIgi: ecco le prove che incastrerebbero Barbara Pasetti
L’incriminazione di Barbara Pasetti per l’omicidio di Luigi Criscuolo “trova pieno riscontro nei numerosi accertamenti tecnici compiuti”, si legge nel comunicato firmato da Fabio Napoleone, procuratore di Pavia: le etichette adesive applicate all’arma sono cosparse, nella loro parte posteriore, di materiale biologico riconducibile a Gigi Bici; le analisi botaniche non hanno restituito alcun dubbio circa la provenienza degli arbusti utilizzati per coprire il corpo senza vita di Gigi Bici; il carrello metallico e la grata di copertura del canale di scolo si sono rivelati coperti da significative tracce ematiche dell’uomo; il cranio di quest’ultimo e stato trapassato proprio da un proiettile di calibro identico a quello che la pistola (perfettamente funzionante) occultata da Barbara Pasetti era capace di esplodere; un’ogiva relativa ad un simile proiettile è stata rinvenuta proprio nella parte di cortile antistante la porta d’accesso dell’abitazione, ossia il luogo dove si sarebbe consumato l’omicidio; la Pasetti era in possesso di altri proiettili simili adeguatamente occultati.
Insomma, per tutti i fatti sopracitati, per la Procura di Pavia non ci sarebbe dubbio alcuno sul fatto che Criscuolo sia stato ucciso all’interno della proprietà di Barbara Pasetti, che il suo corpo sia stato occultato con arbusti provenienti dallo stesso cortile e che nessun terzo soggetto abbia preso parte, anche a titolo di aiuto, a queste attività.
La Procura precisa per altro che non è stato rintracciato nessun elemento, malgrado invasive e prolungate attività di indagine, che potesse anche solo lontanamente far pensare ad un decorso differente dei fatti così come dichiarato dall’indagata stessa che, è bene ricordarlo, ha sempre negato di aver incontrato la vittima e che alla fine ha inscenato l’esistenza di un fantomatico gruppo di estorsori provenienti dall’Est Europa di cui non esiste nemmeno una descrizione fisica.
Le indagini, fa sapere la Procura, hanno avuto una durata considerevole in ragione della complessità tecnica e del numero degli accertamenti scientifici disposti per fare completamente luce su ogni aspetto della vicenda e di dare, il più possibile credito alle indicazioni fornite da Barbara Pasetti. Per questa stessa ragione, l’intero svolgimento del procedimento ha necessitato l’assegnazione di ben due Sostituti Procuratori che hanno coordinato l’attività della Polizia Giudiziaria.
“Gli ufficiali e gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Pavia, hanno svolto fin dai primi giorni un lavoro encomiabile, di elevata qualità tecnica e che non ha conosciuto pause fino ad oggi”, si legge nel comunicato firmato dal procuratore Fabio Napoleone, che prosegue: “gli accertamenti così disposti ed eseguiti anche con la collaborazione della Polizia Scientifica di Milano sono infatti sempre proseguiti con ritmo incessante per ricostruire gli ultimi movimenti della vittima e di Barbara Pasetti e di ogni altro soggetto toccato dai fatti in questione”. Accertamenti che sarebbero stati resi ancor più difficoltosi dia dalla serie di false piste fornite dall’indagata (rese oggetto comunque di verifica e approfondimento) sia dalla proliferazione di errate informazioni pervenute e diffuse alla stampa locale e nazionale.
Alle attività di indagine compiute per la formulazione della prima richiesta cautelare sono seguiti numerosi accertamenti di natura dattiloscopica, ematica, autoptica, genetica, balistica e merceologica. Praticamente ogni branca della scienza forense è stata coinvolta nella ricostruzione degli eventi.