Un vero e proprio agguato, con almeno tre colpi di fucile da caccia e uno di pistola calibro 9. Così è stato ucciso, la sera dell’11 gennaio in un capannone a Cassolnovo, in Lomellina, Mohamed Ibrahim Mansour, cittadino egiziano di 44 anni residente a Cilavegna. Il suo corpo è stato poi caricato sulla sua auto, un’Audi A3, condotta nelle campagne della frazione Morsella, vicino a Vigevano, e poi bruciata la sera di sabato 14 gennaio.
A distanza di poco più di un mese dal ritrovamento del cadavere carbonizzato, le indagini coordinate dalla Procura di Pavia hanno così fatto luce su un giallo che appariva di difficile soluzione. Questa mattina all’alba sono state eseguite tre ordinanze di custodia cautelare in carcere che hanno interessato tre conoscenti di Mohamed: i fratelli Massimo e Claudio Rondinelli e il compagno della loro sorella, Luigi D’Alessandro. Mohamed Ibrahim Mansour, con un’altra sorella dei Rondinelli aveva avuto una figlia.
Vedi il video della perquisizione del capannone in cui sarebbe stato ucciso Mohamed Ibrahim Mansour
“I fatti paiono dunque essere legati a dinamiche familiari e sono stati accertati grazie a una poderosa attività di intercettazione telefonica e di analisi dei dati di traffico telefonico e telematico – si legge in una nota diffusa dalla Procura di Pavia firmata da Fabio Napoleone – attività rivelatesi cruciali per verificare la fondatezza – o meno – delle dichiarazioni rese dalle persone informate sui fatti”.
“Secondo quanto emerge dalle indagini dei carabinieri i soggetti arrestati, tutti appartenenti al medesimo nucleo familiare, nella serata dell’11 gennaio 2023 avrebbero teso un vero e proprio agguato alla persona offesa mentre si trovava presso il suo luogo di dimora, un capannone industriale, un tempo usato per scopi agricoli, a Cassolnovo”.
È il magazzino nel quale Mansour ha lavorato, consegnando frutta e verdura sempre per conto della famiglia Rondinelli. Quando la sera del 14 gennaio il corpo dell’egiziano è stato ritrovato sulla sua auto in fiamme tra i boschi della Morsella, la scena del crimine era già stata completamente ripulita.
Prima dell’identificazione del cadavere carbonizzato sono trascorsi alcuni giorni. Qualcuno aveva anche ipotizzato la possibilità di un suicidio. L’autopsia ha però stabilito che ad uccidere Mansour erano stati alcuni colpi d’arma da fuoco. La mattina di venerdì 10 febbraio è arrivata la svolta decisiva delle indagini, con la perquisizione del magazzino di Cassolnovo e il ritrovamento di un foro nel portone esterno, prodotto probabilmente da uno dei proiettili. L’inchiesta dei carabinieri, condotta con l’ausilio di strumenti tecnici, attività di osservazione e controllo e anche con il supporto di cani molecolari per la ricerca di armi, esplosivi e tracce di sangue e resti umani, prosegue per verificare l’eventuale coinvolgimento di altre persone.