Vendevano vino adulterato come Doc e Igp, ma in realtà imbottigliavano uve di diversa provenienza e di qualità inferiore. È il sistema portato alla luce nell’ambito dell’operazione Dioniso nelle province di Pavia e Cremona dalla Guardia di Finanza e dai Carabinieri di Pavia, che dall’alba di oggi stanno eseguendo il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di immobili e disponibilità finanziarie per complessivi 740mila euro, nei confronti di tre soggetti indagati in una recente indagine che ha fatto emergere un’articolata contraffazione e adulterazione dei prodotti vitivinicoli.
Le odierne misure cautelari, disposte dal gip di Pavia “rappresentano il risultato finale di una complessa attività d’indagine, avviata circa due anni fa, svolta dalla Compagnia Carabinieri di Stradella e dalle Fiamme Gialle della Compagnia di Voghera, con il concorso del Gruppo Carabinieri Forestale di Pavia e dell’Ispettorato Centrale della tutela della Qualità e della Repressioni Frodi dei prodotti agroalimentari che ha consentito di eseguire l’odierno sequestro preventivo di 8 immobili e numerosi conti correnti e ulteriori disponibilità finanziarie per un valore complessivo pari a oltre 700.000 euro, nei confronti di tre soggetti a vario titolo indagati per i reati di associazione a delinquere finalizzata alla frode in commercio e alla contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari”.
Le misure cautelari, disposte dal gip di Pavia, Luigi Riganti, sono il seguito di un’indagine avviata circa due anni, dalla quale, secondo gli investigatori, era emersa la commercializzazione di “vini a denominazione di origine controllata e indicazione geografica protetta, in realtà contraffatti per quantità, qualità e origine”, vino adulterato insomma.
Nel gennaio 2020 le Fiamme Gialle e i Carabinieri avevano eseguito 5 arresti e 28 perquisizioni domiciliari, locali e personali nei confronti di altrettanti soggetti indagati, aziende vitivinicole (tra le quali la cantina di Canneto Pavese) e laboratori analisi.
“Le investigazioni, svolte anche attraverso intercettazioni telefoniche e videosorveglianza – si legge in un comunicato congiunto di Guardia di Finanza e Carabinieri -, avevano consentito di accertare che i vertici di una cantina pavese, con il concorso di un mediatore del settore vitivinicolo, enologi e titolari di aziende agricole conferitrici, commercializzavano vini a denominazione di origine controllata e a indicazione geografica protetta, in realtà contraffatti per quantità, qualità e origine. Tali condotte erano state perpetrate attraverso il sistematico ricorso a conferimenti, durante i periodi di vendemmia, di uve diverse per tipologia varietale rispetto a quelle attestate nelle bollette di conferimento e nella relativa documentazione contabile, nonché attraverso acquisti in nero di ingenti quantità di sostanze vietate dalle norme di settore, quali zucchero invertito ed anidride carbonica, o soggette a specifici parametri di utilizzo, per esempio mosto concentrato rettificato”.
“La successiva disamina della copiosa documentazione contabile ed extracontabile – prosegue il comunicato stampa sul vino adulterato -, svolta dalle Fiamme Gialle Pavesi, unitamente all’analisi del contenuto dei personal computer e dei telefoni cellulari in uso ai soggetti indagati, oggetto di sequestro durante le descritte attività di perquisizione, ha consentito di accertare che la cantina produceva e commercializzava fraudolentemente, per assecondare le richieste del mercato, vini asseritamente prodotti secondo la normativa di settore ma di fatto ottenuti mediante uve di tipologia diversa e prodotti non consentiti, nonché di quantificare il profitto della frode in commercio a carico dei tre soggetti destinatari dell’odierno sequestro, poiché direttamente responsabili della creazione della frode attraverso la falsa documentazione rinvenuta e della gestione fraudolenta dei conferimenti effettuati dai coltivatori indagati”.