Si è spento all’età di 92 anni Umberto Marzotto, terzo fratello della storica famiglia di conti-imprenditori che da Valdagno, in provincia di Vicenza, hanno fatto del loro nome un sinonimo di lana e tessuti pregiati. Uno degli stabilimenti dell’azienda di famiglia era situata a Mortara. Ex marito di Marta Vacondio Marzotto, morta nel 2016, e padre di cinque figli, Umberto Marzotto era da tempo ricoverato per una grave malattia degenerativa che lo aveva colpito diversi anni fa. Nato nel 1926, al pari degli altri sei fratelli, si era occupato delle attività di famiglia nel gruppo Marzotto lasciando però agli altri i compiti di primo piano. Dopo essersi ritirato dall’attività lavorativa si era trasferito a Lugano, in Svizzera. Terzo figlio del conte Gaetano junior e fratello di Pietro, l’uomo che guidò l’ascesa mondiale dell’azienda, scomparso nell’aprile scorso, Umberto soffriva da tempo di una patologia degenerativa.
La camera ardente, si apprende da fonti della famiglia, si aprirà il 2 gennaio nella sede di Zignago Spa, a Portogruaro (Venezia), mentre i funerali saranno celebrati il 3 gennaio, nel duomo di Valdagno (Vicenza). Il gruppo tessile di Valdagno approdò a Mortara nel 1931 e lo stabilimento lomellino della Marzotto nel suo momento di massimo splendore dava lavoro a circa duemila persone. Era una realtà talmente solida da essere chiamata, specie dai lavoratori più anziani, con l’appellativo di “fabricon” (grande fabbrica). Nell’azienda mortarese si svolgevano le prime lavorazioni della lana con lavaggio e cardatura. Vi si produceva un nastro pettinato per l’industria della filatura e la lana lavata per quella della cardatura. Prodotti che venivano poi inviati in altri impianti del gruppo per essere lavorati e ottenere stoffe e tessuti. La capacità produttiva arrivò a 40mila chili di nastro di lana. Poi la crisi, esplosa all’inizio del terzo millennio con la chiusura definitiva nell’agosto 2005. Da quel momento sono cominciate le ipotesi sulla riconversione dell’area di 50mila metri quadrati: struttura per malati di Alzahimer, area residenziale e commerciale. Tutto fermo, però, perchè prima servono tanti soldi per effettuare la bonifica del sito.
Il ricordo del figlio Matteo. «Un uomo di grande equilibrio e di buon senso, un mediatore che sapeva capire i momenti e le situazioni, e soprattutto un ottimo imprenditore». Così Matteo Marzotto ricorda la figura del padre Umberto. «È stato – aggiunge Marzotto – un imprenditore veneto fuori dagli schemi, che ha sempre preferito evitare i riflettori Oggi lo si sarebbe definito un marziano. Aveva una sua idea precisa dell’essere imprenditore. Per me è stato un grande esempio».
Laureato in giurisprudenza a Milano, dopo una prima esperienza come operaio negli stabilimenti di Mortara e Valdagno (Vicenza) ha fatto una vera e propria scalata nell’azienda tessile di famiglia, che ha contribuito a trasformare in una multinazionale. Due anni e mezzo fa, il 26 luglio 2016, era morta la moglie Marta, l’ultima regina dei salotti. Aveva 85 anni ed era ricoverata in una struttura ospedaliera di Milano. Marta Marzotto era nata il 24 febbraio 1931. Figlia di un casellante delle ferrovie e di una mondina, visse i primi anni della sua vita a Mortara e iniziò a lavorare giovanissima, dapprima come mondina, poi come apprendista sarta e in seguito come modella nella sartoria delle sorelle Aguzzi di Milano. Proprio nell’ambiente della moda, all’inizio degli anni cinquanta, conobbe il conte Umberto Marzotto.
Dopo due anni di fidanzamento i due si sono sposati il 18 dicembre 1954 e dalla loro unione nascono cinque figli: Paola (nata nel 1955), Annalisa (nata nel 1957, malata di fibrosi cistica, è venuta a mancare nel 1989), Vittorio Emanuele (nato nel 1960), Maria Diamante (nata nel 1963) e Matteo (nato nel 1966). Anche dopo il divorzio ha continuato ad usare il cognome dell’ex marito.