Tra le principali cause della deforestazione globale c’è un’attività insospettabile, l’agricoltura intensiva specialmente quella a fini industriali. Se le foreste pluviali nei vari continenti del pianeta vengono abbattute per fare spazio a coltivazioni intensive (palma da olio, canna da zucchero, caffè, cotone, biomasse per carburanti), anche nella nostra Pianura padana le ultime tracce dell’antica foresta planiziale con querce, olmi, carpini, pioppi, salici, ontani, che durante i secoli trascorsi è stata per la maggior parte cancellata dall’uomo nelle province di Milano, Lodi e Pavia, sono visibili nelle valli dei fiumi dal Ticino all’Adda. Va fatto un discorso sulla pioppicoltura intensiva il cui ruolo nella conservazione della biodiversità è insignificante se non dannoso, trattandosi di monocoltura e per i diversi trattamenti con fitofarmaci. Ma nelle Misure del Psr 2014-2020 della Regione Lombardia è sovvenzionata la coltivazione dei pioppeti (Misura 8 – investimento nello sviluppo delle aree forestali e nel miglioramento della redditività delle foreste).
Premesso che si tratta di fondi europei per l’ambiente e che invece la pioppicoltura potrebbe tradursi in fonte alternativa di reddito al posto delle tradizionali coltivazioni intensive cerealicole, va sottolineato che nelle aree demaniali delle lanche, lungo le fasce di rispetto fluviali e nelle aree sottoposte a tutela comporta un impatto ecologico pesante sulla conservazione degli ultimi boschi e fasce boscate (l’ultima testimonianza della foresta planiziale padana e rifugio per la biodiversità). Se la pioppicoltura è un’attività agricola possibile, va subito premesso che, tale attività, deve essere eseguita nei terreni sottoposti ad uso agricolo, quindi a coltivo. Il recente caso scoperto a Marzano, invece, è riuscito a provocare gravi danni al patrimonio demaniale.
L’impianto intensivo è arrivato a lambire prepotentemente la fascia demaniale con vincolo intoccabile di 4 metri dal “pelo dell’acqua”. Le fasce di verde vincolate, sono state intaccate da tagli indiscriminati di pioppi di oltre cinquanta anni, di alcune querce e olmi. Accanto al fiume insiste inoltre una lanca riconosciuta nel pgt del Comune, come area a bosco di elevato valore paesaggistico, anche in questo caso è stato attuato il taglio di numerose essenze con conseguente abbandono di rami a ridosso della medesima lanca. L’agricoltura dovrebbe contribuire a salvaguardare i territori e non degradarli.
Giovanni Barcheri
biologo naturalista
Mauro Manfrinato
Presidente Associazione Culturale Castel Lambro nel cuore