L’Italia ha potuto da sempre contare su una grande tradizione di portieri. Negli ultimi anni abbiamo assistito all’esplosione di diversi numeri uno come Donnarumma e Meret fra tutti. Un domani, perché no, si potrebbe parlare allo stesso modo del giovanissimo portiere, originario di Travacò, Samuele Di Maio: un classe 2000 che milita nella “cantera” del Pro Piacenza, società emiliana partecipante al campionato di serie C girone A. Come la storia di tanti grandi portieri, anche quella di Di Maio non inizia fra i legni del rettangolo da gioco, bensì poco più avanti, in difesa. «Avevo cinque anni quando iniziai a giocare a calcio – ricorda Di Maio – e non pensavo minimante a stare in porta. Poi, durante un torneo amatoriale, vidi mio padre giocare come portiere e ne rimasi talmente colpito che decisi di diventare portiere anch’io». All’età di dieci anni un provino al Pavia gli consente di crescere calcisticamente nella società di via Alzaia nella quale, nell’ultimo anno con gli Allievi Nazionali, diventa anche campione d’Italia con la conquista dello scudetto. Trasferitosi al Pro Piacenza viene inserito nella formazione Berretti della società rossonera che, nella stagione in corso, si classifica terza e accede alle fasi finali del torneo nazionale. Il diciassettenne Di Maio può vantare già tre convocazioni in prima squadra, l’ultima nel derby disputato al Garilli contro i cugini del Piacenza.
Come sei arrivato al Pro Piacenza? «Grazie al mio procuratore Massimiliano Cozzi un giorno è arrivata la chiamata della società rossonera e andai a fare un provino di una settimana. Già durante il secondo giorno il direttore sportivo Moretti confermò l’interesse del club nei miei confronti ma non poteva garantirmi il posto da titolare in quanto avrebbe giocato il più meritevole. Firmai il contratto e partii per il ritiro precampionato, mi impegnai a tal punto che nella prima partita ufficiale il mister mi schierò tra gli undici titolari e da lì non mi sono più mosso, se non per un infortunio che, sfortunatamente, mi ha tenuto lontano dai campi per qualche mese durante il girone di andata».
© Mattia Scifo
(leggi l’intervista completa sul numero de Il Punto del 23 aprile 2018)