Il referendum per la riapertura di corso Cavour alla linea 3 dei bus si farà. Da qualche settimana è arrivato il nulla osta dal segretario comunale Carmelo Fontana e il sindaco Massimo Depaoli, a questo punto, è tenuto ad indirlo. Il sindaco ha fissato la consultazione per domenica 21 gennaio, ma resta ancora il dubbio se effettivamente sarà quella la data giusta. Tutto dipenderà dalle elezioni regionali e politiche perché non sono ammessi referendum due mesi prima e due mesi dopo il giorno delle elezioni. Se, come si ipotizza, le urne saranno aperte a marzo 2018, ecco che la sscelta del 21 gennaio potrebbe essere quella giusta. Ma è proprio necessario gettare così al vento 200.000 euro dei cittadini pavesi? E’ un dato di fatto che l’impopolare chiusura di corso Cavour sia osteggiata da tantissime persone, dai negozianti ai residenti a semplici frequentatori della zona e chi più ne ha più ne metta ma è altresì evidente che si sarebbe potuto trovare un compresso tra le parti per non arrivare al punto in cui ci troviamo oggi. Forse è tardi… o forse, in realtà, no.
Abbiamo chiesto ad Antonio Bobbio Pallavicini, capogruppo dell’opposizione in Comune, se, preso atto dello sforzo economico da sostenere e preso atto che si tratterebbe di denaro pubblico investibile, sicuramente, in modo migliore, pensa ancora sia possibile aprire un dialogo tra referendari e primo cittadino per salvare il salvabile. Il politico auspica ma non ne è propriamente convinto. «L’attuale amministrazione – ha spiegato Bobbio Pallavicini – non ha mai voluto dare un segnale di apertura in merito perché altrimenti non saremmo arrivati fin qua. La giunta ha fatto un errore, ha tirato dritto e non ha avuto l’intelligenza di aprire un tavolo tecnico. E’ ovvio che poi il comitato, per far valere le proprie ragioni, ha usato i mezzi istituzionali. Se ci fosse la volontà di portare al tavolo le parti io personalmente ci sto perché è vero che il costo da sostenere per il referendum è impegnativo. Comunque ho una posizione politica da mantenere coerente con il mio gruppo: non ho proposto il referendum ma, in un momento storico e politico delicato come quello che stiamo attraversando, l’opposizione, pur con sfumature differenti, deve rimanere unita. Se ci fosse un’amministrazione che di colpo dicesse “abbiamo sbagliato, il referendum è un atto politico importante ma costoso, apriamo una commissione di lavoro immediata per risolvere la questione”, io sarei assolutamente favorevole e la via sarebbe quella giusta. Non sono però convinto che questa cosa possa accadere perchè l’approccio ideologico costante della maggioranza è stato duro sulla tematica».
© Giulia Bargiggia