Nato quasi per gioco, il gruppo Facebook che ha fatto innamorare i vogheresi. Il prossimo 20 dicembre raduno del vogherese Doc al Cowboy Guest Ranch
Nell’epoca in cui le piazze reali si svuotano, quelle virtuali sembrano sopperire a quel bisogno di comunità che soprravvive soprattutto nei social network. Talvolta basta poco, il tempo di un click, per ritrovare un po’ di quell’orgoglio partigiano, quel senso di appartenenza che troppo spesso si perde nelle noie quotidiane; lo sanno bene i fondatori del gruppo Facebook “Sei di Voghera se…” con quei puntini di sospensione finali che sembrano tradire un tacito accordo. “Il gruppo è nato così, per gioco, nel mese di settembre.A crearlo Stefano Zucchella, vogherese di origine, ma da 18 in Romania per lavoro prima, per amore subito dopo- spiega Giorgio Grandi, tra i gestori del gruppo, che prosegue: in quest’idea dal sapore nostalgico ha coinvolto anche me, Renato Ciamballi ed Alessandra Zonca, e, in poco tempo, siamo stati travolti da questo fenomeno.
Quello che voleva essere un luogo metaforico di ricordo, uno spazio condiviso tra amici di vecchia data, si è trasformato sino a diventare un contenitore della “vogheresità” a 360 gradi; oltre 3500 gli iscritti ed ogni giorno se ne aggiungono di nuovi. E’ un contenitore libero dove coabitano immagini del passato, personaggi folcroristici della storia di Voghera, ma anche storie attuali di vita quotidiana; è un mondo trasversale che accoglie diverse generazioni e di conseguenza è in grado di raccontare tutti i colori della nostra città; scorrendo la bacheca si possono trovare i detti, le espressioni tipiche del vogherese, l’ironia e l’autoironia di un popolo che si descrive al di là delle etichette. Per i giovani è anche un modo di riscoprire luoghi e storia della città, la storia vera, fatta di visi e aneddoti, quella che rischia di vivere solo nella memoria di chi conserva il ricordo del tempo che fu. Nessuno di noi si sarebbe immaginato tanto successo, è stata una bella rivincita per questa città tanto bistrattata, ma, in fondo, nel cuore di ciascuno di noi. Il prossimo 20 dicembre al Cowboy Guest Ranch è previsto un megaraduno di vogheresi, un’occasione di autocelebrazione a cavallo tra l’amarcord e la goliardata. In quella serata si alterneranno sul palco due band, la Ko Band e Andy & the Boxers; l’evento sarà disponibile in streaming attraverso la radio, in modo tale che anche chi non potrà esserci, partecipi alla festa. Mi auguro che questo sia solo il primo di una serie di eventi; ci piacerebbe che il raduno diventasse un appuntamento fisso, una sorta di tradizione”.
Nell’immaginario collettivo, dici Voghera e pensi alla casalinga di Voghera, alla città delle “3P”… inutile specificare a cosa corrispondano quelle lettere, ma Voghera è anche Radio Voghera, l’Ariston, l’Arlecchino; sei di voghera se…. ascoltavi le radiocronache di Maurizio Civini o conoscevi Dario, un simbolo della città, sei di Voghera se il martedì è giorno di mercato, se ricordi il Cappellificio Berti, storica industria tessile del primo dopoguerra o hai memoria del “vigile Ghigini”, lo sei se per esprimere determinati concetti è meglio affidarsi al dialetto, piuttosto che ricorrere all’italiano. Sabrina C. scrive: “Sono 20 anni che non abito più a Voghera ma Sei di Voghera se….mi fa sentire di nuovo a casa…..” è forse da ricercarsi in queste parole il senso di tanto successo; chiunque scorrendo le migliaia di post che invadono la bacheca ritrova un pezzettino della propria storia individuale, un ricordo che rischia di scivolare nell’oblio del razionale, ma che rivive nell’irrazionalità di un pensiero, che è frammento d’immagine, profumo o suono. “Non so cosa sarà di tutto questo in futuro, ciò che sappiamo è che quello che tutti insieme abbiamo creato non merita di cadere nel dimenticatoio; ci piacerebbe crearne un libro, o un dvd: tante le immagini che sono riemerse dal passato; le vecchie foto di squadre sportive, i biglietti del cinema, aneddoti di personaggi che in qualche modo sono entrati nel dna di questa città, ma anche la voglia, condivisa, di fare qualcosa di bello. Il gruppo nasce e vuole essere apolitico ed apartitico, chi sgarra ne viene espulso con tanto di cartellino rosso; è una bella realtà e non va macchiata dall’ideologia e dal colore politico”.
Come detto il gruppo è transgenerazionale; dalla sua prospettiva come sono cambiati i giovani? “Rispetto a qualche anno fa mancano i punti di riferimento; prima Voghera era piena di locali, un tempo c’erano le compagnie, ora ognuno vive molto di più la dimensione individuale piuttosto che quella collettiva; probabilmente il mio è solo un riflesso della nostalgia, ma in ogni caso negli ultimi mesi ci siamo riscoperti giovani, a volte ancor più di chi ha dalla sua l’anagrafe”. Alla luce di quanto emerso…. Sei di Voghera se…? “Il vogherese è un “animale” un po’ particolare, pronto ad infierire sulla sua città, ma altrettanto pronto a difenderla con le unghie e con i denti da attacchi estranei. Direi che “sei di Voghera se…” in fondo vuoi bene alla cara vecchia signora. A ben pensarci, questo gruppo è stato anche il pretesto per imparare ad amarla un po’ di più, nonostante tutto, anche talvolta nei suoi difetti che, se visti con occhio ironico, diventano peculiarità; attraverso il gruppo abbiamo riscoperto la bellezza di Voghera, tutto ciò che l’ha caratterizzata e che continua a farlo ma che, spesso, noi cittadini diamo per scontato”.
Martina Pasotti